Pensavo fossi stronzo…

Pensavo fossi uno stronzo…..

Tutti i nomi utilizzati in questo racconto sono nomi di fantasia, il racconto è basato su una storia vera.
Ringrazio Luciano, che ha voluto passare con me un pomeriggio intero di chiacchiere durante il quale mi ha fatto partecipe anche di questo racconto.

Era la sera di san Valentino, circa le 22.00, avevamo appena finito di cenare con la pizza presa ad asporto nel vicino locale, Rebecca mia figlia di undici anni esordisce con volto quasi scuro di delusione:

“Papà ma sei proprio cattivo, è san Valentino e non hai preso La Rosa alla mamma!”

La guardo negli occhi, sorrido e le parlo:

“Vedi Rebecca, voglio raccontarti due cose, la prima che devi sapere riguarda un’aneddoto accaduto due giorni fa, erano circa le 23 del 12 Febbraio, non era certo san Valentino, le farmacie come i negozi a quell’ora erano chiusi naturalmente, io e mamma eravamo già a letto da un’ora almeno ma, un terribile mal di testa che aveva colpito stranamente entrambi non ci lasciava dormire, fu allora che decisi di recarmi in cucina, per cercare un’analgesico che potesse dare sollievo a entrambi, chiesi a tua madre lo vuoi anche tu? Lo chiesi nonostante sapessi già che la risposta sarebbe stata si, ok! Risposi stai comoda te lo porto io!

Arrivato in cucina, apro la cassetta dei medicinali prendo la scatola e ahimè mi accorgo che vi è al suo interno solo una pastiglia, l’ultima, non ti nascondo figlia mia che subito ho imprecato!

Ma poi dopo un solo secondo, mi è uscito il sorriso, ho preso la pastiglia, un bicchiere d’acqua e facendo le scale i mie pensieri erano felici, non so perché nonostante fosse solo il 12 di Febbraio, mentre salivo le scale, mi venne in mente la frase buia san Valentino…… arrivato in camera, diedi l’acqua e la pastiglia alla mamma e alla sua richiesta, tu l’hai già presa? Risposi si, l’ho presa giù di sotto. Inutile dirti che dopo pochi minuti, circa quaranta  a dire il vero l’analgesico iniziò il suo effetto e la mamma si addormentò, mentre la mia nottata fu totalmente diversa, ma non è quello che conta……”.

Quello che sto cercando di dirti Rebecca è che:

“Non ho bisogno che sia un calendario a dirmi quando è la festa dell’amore, non ho bisogno di una rosa per sapere quando e quanto sono\siamo amati e non ho bisogno nemmeno di esternare con le parole, quali e quante azioni compiamo ogni giorno in nome dell’amore, tanto è che la mamma non ha mai saputo che quella era l’ultima pastiglia perché il giorno dopo, dopo essere stato in farmacia, mi sono affrettato a sostituire la scatola vuota prima che lei se ne accorgesse, perché Rebecca devi sapere che per ciò che mi riguarda, decido io quando, come, quanto e chi amare e lo faccio ogni giorno non solo il quattordici di Febbraio!”

Lei mi guarda e tutto a un tratto il suo viso da scuro diventa luminoso e esclama senza nemmeno pensarci tanto:
“Papà, pensavo fossi stronzo, ma mi sbagliavo! Ma mi hai detto che dovevi raccontarti due aneddoti e questo è solo uno, l’altro quale è?”
Le sorrido, mentre però inizio a recitare la parte dell’arrabbiato:
“ah si Rebecca, c’è un’altra cosa che devi sapere ma ricordati che alla fine del discorso ti devo sgridare;

l’altra cosa che devi sapere è che, io questa sera avevo in tasca solo 60€ in contanti mentre i bancomat li aveva la mamma, cosi mi sono trovato a scegliere tra se comprare 2\3 rose solo per la mamma o fare qualcosa di, secondo me, più profondo e duraturo di una rosa che tra 2\3 giorni sfiorirà, così ho scelto, ho scelto di fare qualcosa per tutte le persone che amo non solo per una, ho scelto di fare riposare la mamma, di sollevare te e tuo fratello dal vostro incarico serale ho scelto di scrivere un messaggio a tua sorella per farle sentire considerata…… è ho compiuto un’azione che unisse tutte queste cose in un unico gesto, banale ma carico di significato!”

Lei stranita: “E quale sarebbe questo gesto?”
Sorrido! E le chiedo:
“Hai presente le pizze che hai mangiato questa sera?
Avete dovuto apparecchiare? Mamma ha dovuto cucinare?…………..buon san Valentino!”
“Buon san Valentino papà, ma perché mi devi sgridare? Ti prego non farlo, stronzo mi è scappato!”
No Rebecca, non ti sgrido per lo stronzo….. ma bensì perché ti sei fermata alle apparenze………

Tratto da una storia vera.